Il Giappone come non l’avrete mai letto

 

Sono certa che se vi dico “Giappone” le prime cose che vi verranno in mente saranno Tokyo e la sua modernità con Akihabara e Harajuku, il quartiere otaku e quello della moda, o forse vi verranno in mente i vecchissimi templi e santuari di Kyoto o ancora, penserete ai neko cafè o alle specialità locali. Beh, in questo caso dimenticate tutto questo e avventuratevi grazie a Medoruma Shun in un Giappone più rurale e tropicale, sconosciuto ai più.

 

I tre racconti contenuti in Gocce d’acqua sono infatti ambientati ad Okinawa e fin dalle prime pagine riusciamo a respirare l’atmosfera di un Giappone completamente diverso da quelloa a cui siamo abituati immergendoci nella peculiare vegetazione di Okinawa che cresce rigogliosa vicino alle spiagge di sabbia bianchissima popolate da tante tartarughe marine. La differenza con il resto del Giappone appare inoltre evidente dai continui rimandi allo “Yamato” e ai suoi abitanti, visto come “l’altro”, qualcosa di troppo distante dalla realtà di Okinawa che con il suo dialetto, i suoi usi, costumi e tradizione non può essere compresa da chi viene da fuori.

 

Infatti, i numerosi termini della flora e della fauna locali non tradotti producono nel lettore italiano, così come in quello giapponese, un effetto quasi straniante e lo porteranno a cercarne su internet le immagini così da avere da potersi immergere ancor più nell’atmosfera okinawana.

 

Una delle tante peculiarità di questi racconti che li accomuna è il fatto che un avvenimento inusuale e inspiegabile -una gamba che si trasforma in una zucca, la fuga dell’anima di un giovane ragazzo- sia poi il pretesto per parlare e rievocare una pagina di storia realistica e spietata che ha lasciato traumi e ferite profonde nei nostri protagonisti: la battaglia di Okinawa, combattuta tra il 1945 e 1946. Questo sanguinosissimo evento -considerato una delle cause scatenanti del lancio dell’atomica- costò la vita a tanti soldati americani ma anche a tanti civili che, nel giugno del ’45, si suicidarono in massa incoraggiati dai soldati giapponesi.

 

Così il tema ad emergere più prepotentemente è quello della memoria: vediamo come la battaglia di Okinawa sia stata utilizzata anche per scopi egoistici come l’arricchimento personale o il turismo ma anche come i rimorsi e i traumi dei sopravvissuti tornino a galla da un giorno all’altro portando però ad una progressiva elaborazione del lutto e una successiva frantumazione della memoria, destinata a perdersi con le generazioni successive (come si vede chiaramente nel terzo racconto che mette tre generazioni a confronto).

 

Se dovessi definire Gocce d’acqua in poche parole sarebbero: affascinante, doloroso, evocativo. In particolare, ad avermi catturato maggiormente è il primo racconto che è anche quello che dà il titolo alla raccolta e che mi ha immediatamente ricordato “Il quaderno canguro” di Abe Kōbō (sempre edito @atmospherelibri): Tokushō si sveglia un giorno con una gamba trasformata in una grossa zucca da cui fuoriesce un liquido miracoloso simile all’acqua. In uno stato confusionale, durante la notte, vede quindi i fantasmi dei soldati, suoi compagni sul campo di battaglia, che a turno succhiano il suo alluce da cui fuoriesce l’acqua miracolosa. Un racconto dalla forte componente onirica e omoerotica che mi ha fatto quasi commuovere e che ho trovato geniale sul finale.

 

Vi lascio quindi consigliandovi questa raccolta che vi permetterà di immergervi in un Giappone mai visto prima e con una curiosità abbastanza macabra sul primo racconto: probabilmente Medoruma Shun ha scelto di far trasformare la gamba di Tokushō proprio in una zucca perché pare che ad Okinawa crescessero rigogliose per colpa (o grazie?) ai numerosi corpi dei cadaveri in decomposizione.

 

Ringrazio Atmoshere libri per la copia e per aver portato per la prima volta in Italia questo importante autore okinawano.

 

Titolo: Gocce d'acqua

Autore: Medoruma Shun

Casa editrice: Atmosphere

 Anno di pubblicazione: 2021

 Pagine: 160

 Prezzo: 16€

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