La storia è ambientata 19 anni dopo la fine del settimo e
ultimo libro e si collega con il suo epilogo finale. Infatti, là dove
finisce "Harry Potter e i doni della morte" comincia "Harry Potter e la
maledizione dell'erede": nella stazione di King's Cross, all'ingresso
del binario 9 e ¾. Qui possiamo ritrovare Harry felicemente sposato con
Ginny e tre figli (James,Lily e Albus), Hermione e Ron con la figlia,
Rose, e Draco e Astoria con il figlio Scorpius che, però, si vocifera
falsamente che sia il figlio di Voldemort. La storia è incentrata
principalmente su Albus e Scorpius che stanno per iniziare il loro primo
anno a Hogwarts e che stringono immediatamente amicizia anche perché si
ritrovano nella stessa casa: Serpeverde.
Albus sente il peso
dell'essere il figlio di un mago che ha segnato la storia del regno
della magia e per questo troverà diversi modi per litigare con Harry che
non riesce ad essere un buon padre e si caccerà in molti guai insieme a
Scorpius, maneggiando impropriamente una giratempo e rischiando di far
tornare il Signore Oscuro.
Bisogna premettere che questo nuovo libro
non è un romanzo vero e proprio, bensì il copione dell'opera teatrale
recitata a Londra e quindi è composto da soli dialoghi e descrizioni
brevi che ci fanno capire il luogo, gli spostamenti e le espressioni
degli attori ed è quindi ben diverso dalle minuziose ed esaurienti
descrizioni a cui ci ha abituato la Rowling nel corso dei 7 libri della
saga.
La lettura è scorrevole, forse anche troppo, tanto che il libro
finisce senza nemmeno accorgersene ma senza mai lasciare senza fiato
come si era invece abituati; probabilmente, se il libro fosse stato
scritto come i precedenti, avrebbe ricevuto recensioni migliori.
Leggere
questo sequel è stato sicuramente un momento di felicità dopo tanti
anni ma, arrivati all'ultima pagina, si rimane con l'amaro in bocca. Quella magia e quei viaggi emozionanti tipici della
Rowling sono scomparsi tanto che spesso è facile prevedere cosa
succederà dopo- e di conseguenza viene naturale chiedersi se davvero
l'ha scritto lei con l'aiuto di John Tiffany e Jack Thorne, oppure se ha
solo messo il suo nome in copertina per aiutare le vendite.
Insomma,
per me che aspettavo impaziente di ritrovare l'incanto potteriano,
leggere invece di tutti i problemi, le angosce, le difficoltà
relazionali, gli scontri padre -figlio, è stato abbastanza deludente,
preferisco mille volte ricordare Harry come quel mago geniale e pieno di
risorse descritto negli originali sette libri che non come un padre
impacciato.
Nonostante questo, però, mi piacerebbe assistere alla
rappresentazione teatrale dell'opera per vedere come sono stati resi
certi effetti speciali e vedere in che modo gli attori teatrali sono
riusciti ad interpretare i miei maghetti preferiti!