Titolo: Il paese delle nevi
Il paese del titolo è il paradiso terrestre sulla costa occidentale della maggior isola del Giappone, dove sorgono terme squisite, e delicati luoghi di villeggiatura dove Shimamura, ricco e raffinato esteta di Tokyo, e Komako, geisha delle terme, si incontrano. Il loro è un incontro d'amore elusivo e precario, per cui Shimamura si reca nello sperduto paese in mezzo alla neve per ben tre volte in meno di due anni, senza curarsi della sua famiglia.
È un romanzo fatto di immagini evocative piuttosto che una trama ben architettata dove non si descrivono tanto gli avvenimenti quanto emozioni, sensazioni, sguardi e impressioni con una delicatezza che si può trovare solo nella letteratura giapponese e che si può apprezzare solo lasciandoci trasportare e immergendoci completamente nelle fantastiche descrizioni del paesaggio naturale e dei personaggi. Non di meno, non è un romanzo semplice, in cui è difficile immergersi completamente a causa della scarsa caratterizzazione e interiorità dei personaggi che sembrano quasi in dissolvenza. Spiazzante e inaspettato il finale.
☆☆☆/5
Autore: Kawabata Yasunari
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 114
Copertina: flessibile
Prezzo: 10€
«Essi
erano stati a lungo separati, ma ciò che eludeva la sua comprensione
quando era lontano da lei diveniva immediatamente intimo e familiare non
appena le era di nuovo accanto»
Durante tutta la sua carriera,
Kawabata, soprattutto negli anni giovanili, mantenne un doppio binario:
modernista, estetizzante e “nipponista”; di questa seconda fase fa parte
"Il paese delle nevi" in cui Kawabata diventa creatore di strutture
narrative convenzionali basate su una rarefatta dimensione di
depurazione del reale ai fini di una piena esperienza estetica che gioca
con alcuni degli elementi più stereotipici di quella che si pensa
essere la narrativa giapponese: i non detti, l'economia espressiva,
l'allusione, l'evocazione che immette a verità spirituali assolute,
l'analogia con le tecniche espressive dello haikai e dello haiku. Per
questi elementi sarà il primo scrittore giapponese a vincere il Nobel
(1968) come esponente e continuatore della tradizione spirituale
estetica giapponese.
Il paese del titolo è il paradiso terrestre sulla costa occidentale della maggior isola del Giappone, dove sorgono terme squisite, e delicati luoghi di villeggiatura dove Shimamura, ricco e raffinato esteta di Tokyo, e Komako, geisha delle terme, si incontrano. Il loro è un incontro d'amore elusivo e precario, per cui Shimamura si reca nello sperduto paese in mezzo alla neve per ben tre volte in meno di due anni, senza curarsi della sua famiglia.
È un romanzo fatto di immagini evocative piuttosto che una trama ben architettata dove non si descrivono tanto gli avvenimenti quanto emozioni, sensazioni, sguardi e impressioni con una delicatezza che si può trovare solo nella letteratura giapponese e che si può apprezzare solo lasciandoci trasportare e immergendoci completamente nelle fantastiche descrizioni del paesaggio naturale e dei personaggi. Non di meno, non è un romanzo semplice, in cui è difficile immergersi completamente a causa della scarsa caratterizzazione e interiorità dei personaggi che sembrano quasi in dissolvenza. Spiazzante e inaspettato il finale.
☆☆☆/5