Kitchen - Banana Yoshimoto

 

«Chi nella vita non conosce almeno una volta la disperazione e non capisce quali cose valgano veramente, diventa adulto senza avere mai capito che cosa sia veramente la gioia. Io sono stata fortunata.»


 Kitchen è un romanzo diviso in 3 parti: le prime due parti corrispondo alla storia di Mikage, una ragazza rimasta orfana che viveva con la nonna e che, dopo aver perso anche quest'ultima, rimane sola trovando conforto solo nella cucina tanto da dormire ai piedi del frigorifero. La ragazza su invito si trasferisce a casa di Yūichi e di sua madre Eriko che diventeranno la sua nuova famiglia.
La terza parte "Moonlight shadow" invece è un'altra storia, un amore finito troppo in fretta a causa di un incidente stradale che ha causato la morte del ragazzo della protagonista che si ritrova a dover affrontare il lutto nella vita di tutti i giorni e che incontra una strana ragazza che l'aiuterà ad superarlo. 

 

 Una mia amica ha definito questo libro "uno shoujo uscito male", in effetti questo primo libro della Yoshimoto, è una sorta di rielaborazione letteraria dei manga ma secondo me è un esperimento ben riuscito. È un romanzo brevissimo che si leggere in poche ore ma che riesce a trattare con delicatezza temi molto importanti quali la solitudine, l'abbandono, la morte, il lutto; inoltre nella prima storia viene anche trattata la transessualità di Eriko (prima padre, ora madre di Yūichi) come una cosa normalissima, cosa molto rivoluzionaria per un romanzo giapponese.
Nonostante ciò penso che l'elaborazione del lutto così veloce renda la storia poco realistica.
Personalmente ho apprezzato molto di più il secondo racconto che mi ha persino commosso mentre ho trovato il primo con un finale fin troppo aperto.


Nel complesso è un romanzo che scorre benissimo e che non ti accorgi nemmeno di aver finito ma sono d'accordo con la Yoshimoto nel dire che è un' opera immatura. Leggerò sicuramente altro dell'autrice che mi ha colpito con il suo stile semplice ma d'impatto.
☆☆☆,5/5