Racconti del crimine – Tanikazi Jun’ichirō

Tanizaki, sebbene non sia famoso per il genere giallo, scrisse diversi racconti con una struttura giallistica e fu considerato da Ranpo uno dei precursori del genere del romanzo di investigazione giapponese (Tantei shōsetsu 探偵小説).
Tanizaki si rifaceva alle “Tales of ratiocination” di Poe a cui univa il suo caratteristico interesse per le perversioni, i feticismi e la psiche contorta dei personaggi.

I racconti che compongono la raccolta sono:
•Storia di Tomoda e Matsunaga: ricorda molto la storia del Dr. Jekyll e Mr. Hyde solo che qua non abbiamo l’opposizione tra bene e male ma quella tra Occidente e Oriente, tipica di tutta la produzione di Tanikazi. Nella storia si intrecciano più voci narranti e Tanizaki usa l’espediente di più lettere-confessioni per mantenere vivo l’interesse fino all’ultima pagina.

•Il caso ai bagni Yanagi: tutto gira intorno alla psiche malata di un uomo che, accusato di un omicidio, ne confessa un altro che però sembra essere solo frutto di un’allucinazione…

•Per la strada: qui l’importante non è il delitto ma il COME questo è stato commesso. Abbiamo l’analisi minuziosa del detective di tutte le azioni svolte dal colpevole fino ad arrivare all’accusa basata sull’oggettività dei fatti.

•Io: il racconto dove Tanikazi è meglio riuscito a usare la manipolazione narratoriale ingannando il lettore fino alla fine e mostrando un punto di vista “diverso”.

•Uno stralcio di un verbale – Dialogo: un interrogatorio botta e risposta, un criminale che ha accettato le sue deviazioni, tutti i suoi pensieri malati che ci vengono presentati senza alcun segno di pentimento. Agghiacciante e malato.

•Il movente di un delitto: avete presente quando alla fine di un episodio di Detective Conan il più insospettabile confessa tutto e ti fa pure pena? Ecco, l’ho immaginato più o meno così.
 

Tanizaki si riconferma uno dei miei scrittori preferiti, la sua genialità sta nell’ironia, nella finzione e nella menzogna. Magistrale.
⭐⭐⭐⭐/5