Yōkai giapponesi

Scritte dal famosissimo Lafcadio Hearn durante i suoi anni in Giappone, Storie di fantasmi del Giappone è un volume assolutamente immancabile nelle collezioni di chi ama il folklore giapponese, il brivido e le edizioni magnificamente illustrate.

In questo volume sono contenuti 10 racconti, non particolarmente da brivido se pensiamo al concetto occidentale di horror, ma che hanno più a che fare con i sentimenti umani e che spesso mi hanno lasciato con un velo di tristezza e trasmesso una grande sensazione di malinconia, altre volte mi hanno fatto sorridere, altre riflettere, altre mi hanno fatto provare compassione per l’uomo o per lo yōkai protagonista.

Svariati sono gli spiriti che possiamo trovare tra queste pagine, dai più orripilanti e maligni Rokuro-Kubi ad altri che in fondo mostrano anche pietà e “umana” compassione come la Yuki-Onna.

Possiamo leggere quindi storie dove vita e morte si mescolano fino a toccarsi per capire di non poter coesistere, storie di uomini semplici che improvvisamente si imbattono in spiriti misteriosi, spesso donne dalla bellezza eterea, si innamorano di loro ma che per una ragione o per l’altra -stoltezza, morte o cause di forza maggiore- non riescono a stare insieme; troviamo poi storie di Ikiryō, spiriti viventi vendicativi, che inconsapevolmente rischiano di far morire un ragazzo senza colpe; storie che affrontano il tema della reincarnazione buddhista e anche storie con yōkai più o meno spaventosi che a volte assumono un tono quasi ironico.

Credo che tutti i racconti siano degni di nota ma quelli che più mi sono rimasti impressi sono sicuramente “La storia di Itō Norisuké” per la sua spiccata componente malinconica e il concetto di un amore in grado di andare oltre la morte, “Sulla montagna di crani umani” che è sicuramente quello dalle tinte più inquietanti e “Il ragazzo che dipingeva gatti” dove dei disegni prendono misteriosamente vita durante la notte.

Ad impreziosire questo volume e a renderlo un vero pezzo da collezione ci sono le magnifiche illustrazioni di Benjamin Lacombe che aiutano ad immergersi ancor più nelle storie contribuendo a creare quell’atmosfera tetra e suggestiva ma mai marcatamente horror che contraddistingue le varie storie.