Se ti piacciono le storie oniriche…


Se avete letto “La fabbrica” di Oyamada Hiroko sapete già quanto opprimenti e surreali possano essere i suoi romanzi. Ecco, in “La buca” tutto ciò viene portato ancor più allo stremo catapultando il lettore in un mondo “altro”, che sembra in tutto e per tutto quello reale ma che ha qualcosa di inquietante e profondamente sbagliato.⁣

Tutto inizia quando Asa rinuncia al suo lavoro poco retribuito per seguire il marito in un paesino sperduto dove non dovrà più lavorare o pagare l’affitto ma solo occuparsi della casa, dei pasti e del benessere del coniuge. All’inizio tutto sembra addirittura idilliaco, Asa è libera e può fare quello che vuole durante la giornata, ben presto però inizia a percepire un senso di oppressione accompagnato da una progressiva perdita d’identità. Nel paesino non c’è nulla di stimolante da fare e le giornate di susseguono tutte uguali finché, seguendo un misterioso animale nero, non cade in una buca che pare catapultarla in una nuova straniante realtà.⁣

I rimandi ad “Alice nel paese delle meraviglie” sono numerosi, non sono espliciti ma anche impliciti, anche se devo ammettere che il senso di inquietudine e di pericolo costante che permea questo libro mi ha più fatto pensare a “Alice in borderland”. Tutto è surreale e il confine tra realtà e sogno è così labile che né Asa né il lettore riescono più a percepirlo. È tutto un’illusione?  Oppure è la realtà? Non ci è dato saperlo. Il lettore si trova così stordito a brancolare nel buio cercando una spiegazione logica a tutto questo ma sappiamo bene che spesso una spiegazione non c’è.⁣

Le atmosfere rappresentate da Oyamada Hiroko e il suo realismo magico mi hanno ricordato alcuni romanzi di Murakami Haruki e forse per questo l’ho apprezzato così tanto. Inoltre, a differenza di quest’ultimo, Oyamada fa un passo avanti denunciando, come in “La fabbrica”, il mondo del lavoro e la società giapponese mettendo in luce la condizione di tante donne. Forse è proprio questo ciò che fa più paura, non tanto la distopia in sé ma la realtà che nasconde.⁣

Non mi sorprende che abbia vinto l’Akutagawa. Quest’autrice merita di essere letta.⁣