Dendera: tanto potenziale sprecato!


Avevo aspettative altissime su questo libro e invece…

 

In un villaggio in cui compiuti settant'anni gli anziani vengono mandati sulla montagna a morire, Kayu Satō viene salvata. Ferma credente nel rituale dell'ascesa, Kayu sperava di risvegliarsi in Paradiso, scopre invece che sulla montagna si è creata Dendera, una comunità interamente autogestita da donne, che salvano le altre anziane che ascendono da una morte certa, lasciando invece morire gli uomini. Dendera è formata da vecchie arrabbiate con tanta sete di vita e di vendetta, donne che hanno scelto di lottare per la propria sopravvivenza con le unghie e con i denti, a dispetto di quanto gli era stato imposto dagli uomini e dal villaggio: sacrificarsi perché non servono più, perché non sono più utili per lavorare né per fare figli, diventando solo delle bocche in più da sfamare. 

 

Le premesse di questo libro sono alquanto interessanti: un villaggio interamente al femminile, vecchia, rabbia, morte.

Tuttavia....

Potevamo davvero aspettarci un libro femminista fatto davvero bene da un uomo…?


La mia impressione è stata che abbia voluto mettere troppa carne al fuoco senza poi davvero arrivare da nessuna parte: quella che all'inizio sembra essere una solida base per una critica sociale al patriarcato e non solo, va poi da tutt'altra parte diventando più una riflessione sull'uomo e sulla natura.

 

Le condizioni al villaggio sono avverse: la neve ricopre tutto ed è sempre più difficile trovare da mangiare. Lo scrittore finisce così per focalizzarsi sulla disperata ricerca di cibo di queste donne che, già in enorme difficoltà, si ritrovano a dover fronteggiare un'orsa affamata e il suo cucciolo.

Orsa che tra l'altro viene umanizzata e risulta molto più umana delle anziane stesse che assumono invece caratteristiche animalesche tanto che risulta quasi più facile empatizzare con il povero animale che con le donne. Questo, un ribaltamento decisamente interessante.

 

Quella che poteva essere una storia di sorellanza femminile al contrario scade in una specie di Battle Royale tra le anziane stesse che si fanno la lotta tra loro mentre vengono uccise come mosche dall'orsa.

 

La componente splatter è infatti molto presente e le descrizioni sono fin troppo dettagliate e tanto cruente da poter urtare le persone più sensibili. Questa aggiunta quasi horror, se da un lato tiene con il fiato sospeso, dall'altro lato rende apatici alla violenza: le scene dopo un po' diventano così frequenti e ripetitive che ci si anestetizza e si perde interesse. Insomma, una violenza scenica e decisamente esagerata che non doveva avere tutto questo spazio nel libro.

 

Nonostante ciò, non me la sento di bocciare completamente questo libro. Tutto sommato è originale, provocatorio, dirompente e sono comunque presenti alcune parti molto interessanti di critica sociale, soprattutto quelle in cui si parla della vita al villaggio e di quella violenza da cui poi alla fine, nemmeno Dendera riesce a sottrarsi, ricadendo sulle stesse logiche punitive. Anche il finale merita una menzione d'onore in quanto ho trovato chiudesse perfettamente il cerchio.

 

Insomma, tutto sommato Dendera non è un libro che sconsiglierei, credo solo vada letto con la giusta consapevolezza senza aspettarsi un libro particolarmente rivoluzionario o femminista ma piuttosto uno splatter al femminile con spunti di riflessione interessanti.

 

Ringrazio la casa editrice per la copia!